S. Messa in memoria di Don Renzo Rossi

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Immagine S. Messa in memoria di Don Renzo Rossi

Mercoledì 25 Marzo, alle ore 18.00, nella Chiesa di San Martino a Brozzi (Via San Martino a Brozzi), dove Don Renzo Rossi è stato cappellano per molti anni prima di partire per il Brasile, a due anni dalla sua morte si terrà la Concelebrazione Eucaristica che sarà presieduta da Don Sergio Merlini, condirettore del Centro Missionario Diocesano. Oltre a Mons. Wieslaw Olfier, saranno presenti tutti i sacerdoti “Fidei donum” che hanno lavorato nella parrocchia di Nossa Senhora de Guadalupe a Salvador Bahia – Brasile.
L’iniziativa è promossa dalla famiglia di Don Renzo, dal Centro Diocesano Missionario, dal Progetto Agata Smeralda e dalla parrocchia di San Martino a Brozzi.

Su invito dell’Arcivescovo di Loreto, Mons. Giovanni Tonucci, Mauro Barsi si è recato recentemente a Fano, dove si è tenuto un convegno sulla figura di Don Paolo Tonucci a venti anni dalla morte. Il titolo dell’intervento a lui richiesto è stato: “Don Paolo e Don Renzo, la strana coppia”. Si propone oggi per ricordare Don Renzo Rossi, un grande amico di Agata Smeralda, a due anni dalla sua scomparsa.

Ricordando Don Renzo Rossi e Don Paolo Tonucci

Don Paolo e Don Renzo sono stati per me due amici importanti e indimenticabili. Siamo dinanzi a due figure luminose che, senza tergiversare, si sono rimboccate le maniche per vivere in mezzo alla gente la parola di Dio, facendo una scelta precisa: i più poveri tra i poveri. Due figure, seppur diverse, che sarebbero piaciute tantissimo a Papa Francesco, anche perché in tempi lontani hanno fatto la scelta delle periferie.

Intanto Don Paolo. Il ricordo che ho di lui risale certamente al mio primo viaggio a Salvador Bahia nel 1992. Mi ero recato a Camaçari, dove era parroco, per conoscere questo famoso sacerdote ed incontrare Delia che, con lui, condivideva una bellissima avventura al servizio dei poveri.
Lo ricordo ancora mentre scendeva la scala che dalla sua camera portava alla saletta da pranzo. I nostri sguardi si sono incrociati e devo dire di avere compreso subito che con questo sacerdote mi sarei trovato in piena sintonia sul lavoro che stavo iniziando con Agata Smeralda nella Bahia ed ero sicuro che avremo fatto tanta strada insieme. Fu proprio così.
Don Paolo mi scrutò molto bene, ascoltò con attenzione il progetto di adozione a distanza appena iniziato a Salvador in collaborazione con i missionari inviati dalla Chiesa fiorentina. Questa iniziativa, allora una vera novità come strumento di sostegno e di intervento a favore dei più poveri nei paesi nel sud del mondo, piacque molto a Don Paolo. Rimase colpito dallo spirito con cui questo impegno veniva portato avanti: nessuna carità pelosa, ma soltanto una bella storia d’amore.
Alcuni suoi amici, in verità, mi avevano messo in guardia sostenendo che Don Paolo non avrebbe mai condiviso l’idea dell’adozione a distanza.
Invece non solo divenimmo amici veri, ma fu proprio lui a gettare le basi della filosofia che avrebbe accompagnato per sempre le adozioni a distanza del Progetto Agata Smeralda ed a scrivere di suo pugno un testo appropriato e chiaro. Dopo tanti anni questo scritto rimane ancora un vero punto fermo per l’azione e l’impegno della nostra Associazione, una guida non solo per la nostra presenza nella Bahia, ma anche in tutte le altre parti del mondo dove siamo poi intervenuti.

Don Paolo e Don Renzo partirono insieme verso la missione in Brasile nel 1965. Uno inviato dalla Diocesi di Fano, l’altro dall’Arcidiocesi di Firenze. Don Lorenzo Milani non capì inizialmente la scelta di Don Renzo di partire per Salvador. Lo riteneva una presenza significativa nella Diocesi fiorentina. Soltanto dopo un po’ di tempo si rese conto dell’importanza di quella partenza e del lavoro che Renzo stava facendo al servizio dei più poveri.
Paolo e Renzo condivisero per diversi anni nelle favelas di Salvador Bahia, in Brasile, una forte esperienza di evangelizzazione e promozione umana.

Erano molto diversi! Don Renzo così estroverso, scoppiettante, irrequieto e talvolta anche invadente; Don Paolo più riservato e riflessivo. Ma sentivi che entrambi erano animati da una fede intensa, due sacerdoti veri, due uomini di Dio.

Anche Don Renzo, come Don Paolo, fu pioniere del Concilio Vaticano II. “La Chiesa quando prende coscienza di sé diventa missionaria”. Riuscirono subito ad inserirsi in quella Comunità ecclesiale brasiliana non come stranieri, bensì come fratelli che volevano condividere fino in fondo la parola di Dio. Negli scritti di Don Renzo troviamo una fotografia nitida della povertà disumana incontrata nelle favelas e la necessità di una Chiesa che riconoscesse nel volto dei tanti poveri quello vero del Signore Gesù. Erano i tempi della “Teologia della liberazione”. Don Renzo aveva ben chiaro che il vero e unico liberatore, dinanzi a tanti poveri e a tanta miseria, poteva essere soltanto il Signore Gesù.
Don Paolo metteva in evidenza che il volto di Gesù era nel popolo, nel cammino della storia, nella lotta, nel confronto e nella presa di coscienza della gente a proposito dei loro diritti.
Qualche anno fa sono state parzialmente pubblicate le lettere dal Brasile di Don Renzo. Colpisce, nei suoi scritti, l’insistenza di farci comprendere come non possiamo continuare il nostro cammino di fede senza cambiare prima di tutto la nostra vita. Don Renzo ha ricordato a tutti il dramma dell’ingiustizia sociale accanto a quello della dittatura militare, molto forte e perversa nel Brasile di quel tempo. Un dramma nel quale il sacerdote fiorentino volle calarsi interamente, senza paure o ritrosie, per condividerlo insieme alla sua gente, ma anche per costruire ponti di speranza.

Ma due aspetti importanti caratterizzano le figure di Don Paolo e di Don Renzo.
Il primo è riuscito sempre ad avere un contatto diretto con il territorio, infatti veniva a conoscenza di tutti gli avvenimenti più importanti del quartiere. A questo scopo voglio ricordare un fatto davvero importante di cui Paolo fu il vero protagonista. Mi riferisco alla difesa della favela abusiva del Marotinho. Il Sindaco di allora aveva ormai deciso di distruggere con le ruspe le baracche costruite abusivamente dalla popolazione povera di quel vasto appezzamento di terra. Don Paolo riuscì a coinvolgere la gente, le radio, la televisione nazionale che trasmise in diretta, a più riprese, il dramma di quelle persone, fino ad ottenere l’insperata vittoria finale. Questo nostro sacerdote aveva bisogno di lavorare insieme agli altri e non a caso nacque il “trabalho conjunto”, che vide addirittura la collaborazione tra gli abitanti delle favelas e la classe medio alta di Salvador. Infatti dinanzi ad alluvioni devastanti che provocarono morte e distruzione in tanti quartieri poveri, Don Paolo riuscì ad attivare architetti ed avvocati, perché si interessassero di questa catastrofe, ma soprattutto dei diritti di quella gente. Un lavoro che fu poi ripreso da Don Sergio Merlini con non pochi successi.
Don Paolo e Don Renzo erano due missionari che sono partiti per annunciare la Buona notizia del Regno di Dio attraverso la catechesi, la comunità di base, la liturgia, ma anche per accompagnare i poveri in un cammino di liberazione. Lo facevano in maniera differente. Renzo era il missionario che metteva più in evidenza l’aspetto religioso. La religione era per lui lo strumento per arrivare alla gente. Paolo, invece, cercava nella storia della salvezza elementi per portare il popolo nel cammino della storia e della comunità.
In particolare Don Paolo non ha mai trascurato il lavoro pastorale e le sue comunità. Lo ha fatto anche in maniera molto moderna, distribuendo degli opuscoli a fumetti da lui preparati per catechizzare la gente. Il popolo apprezzò molto questo lavoro che fu davvero molto proficuo: la storia del Brasile a partire dai poveri.
Da questi testi emergeva anche un concetto estremamente importante: Dio ha sempre preso le difese dei più poveri.
Il legame tra Don Paolo e Agata Smeralda, ad esempio, continuò nel tempo anche con gli scritti. E lui, che aveva una profonda conoscenza della Sacra Scrittura, varie volte ci ha donato riflessioni davvero intense scritte per la grande famiglia di Agata Smeralda in occasione del Natale e della Pasqua.
“Tutte le volte che un atto di bontà viene fatto, qualcosa migliora in noi e intorno a noi”: sono parole di Don Paolo. Il ricordo e l’insegnamento di questi due missionari devono spingerci tutti a continuare su questa strada di fraternità e di presenza, segnata dall’amore verso i più poveri, dalla condivisione e dall’impegno, per offrire strumenti di crescita umana.

Voglio concludere con le parole che scrissi venti anni fa in occasione della scomparsa del nostro caro Don Paolo, parole con le quali posso senz’altro oggi accomunare anche il mio grande amico Don Renzo: “Grazie Don Paolo. Grazie Don Renzo. Il nostro lavoro sarebbe stato sicuramente più faticoso, meno proficuo e meno convincente senza la vostra intelligenza, la vostra vicinanza, la vostra forza di uomini di Dio, che nei momenti difficili siete stati per me davvero determinanti per andare avanti”.

La società di oggi avrebbe un grande bisogno di “questa strana coppia”. Non ci resta dunque che “Fare memoria per andare oltre…”, fare memoria della loro preziosa testimonianza di vita. Questo può aiutarci ad essere meno superficiali, meno egoisti e a mantenere un cuore aperto che faccia vincere nella nostra vita davvero e soltanto le cose che contano.

“I discepoli – ha scritto Papa Francesco – sono coloro che si lasciano afferrare sempre più dall’amore di Gesù e marcare dal fuoco della passione per il Regno di Dio”. Parole che molto bene rappresentano i nostri due grandi amici e sacerdoti.

Mauro Barsi
 

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