Contro turismo sessuale e pedofilia la campagna ”Fermati, non toccarmi” e un ddl bipartisan

 In Campagne, Pedofilia

L’iniziativa è stata promossa dal Progetto Agata Smeralda, l’associazione fiorentina per l’adozione a distanza che da oltre 15 anni opera nelle favelas di Salvador Bahia in Brasile e in altri Paesi dell’Asia e dell’Africa

Ha preso il via a Firenze la Campagna di sensibilizzazione “Fermati, non toccarmi”, contro il turismo sessuale, che ogni anno coinvolge 80 mila italiani. L’iniziativa, contro un fenomeno che offende e ferisce la dignità umana, è stata promossa dal Progetto Agata Smeralda, l’associazione fiorentina per l’adozione a distanza che da oltre 15 anni opera nelle favelas di Salvador Bahia in Brasile e in altri Paesi dell’Asia e dell’Africa, insieme a “ Il Cuore si scioglie” e “Ingegneria senza Frontiere”, e con la collaborazione e il Patrocinio della Provincia di Firenze.

”Ci stiamo avvicinando al periodo delle vacanze – ha affermato l’assessora provinciale al Lavoro Stefania Saccardi, in occasione della presentazione della campagna – e il problema del turismo sessuale torna di attualità. La Provincia ha ritenuto d’impegnarsi perché il turismo sessuale, che coinvolge 80mila italiani ogni anno, è uno dei fenomeni più ripugnanti della società di oggi, che va a violare le persone più indifese: i bambini, che si trovano peraltro in condizioni di vita già difficili”.

Una serie di manifesti, affissi in tutte le Coop e negli uffici dell’Apt, e mostrano i volti di bambini impauriti sotto gli slogan ”Fermati, non toccarmi. Pedofilia e turismo sessuale: orrori del terzo millennio, crimini contro l’umanità”’. ”L’impegno contro la pedofilia e il turismo sessuale – ha spiegato il presidente di Agata Smeralda, Mauro Barsi – nasce dall’esperienza dei missionari che operano a Salvador Bahia: ogni giorno si trovano di fronte a questo turpe fenomeno, che offende e ferisce la dignità umana e che ha per prime vittime donne, bambine e bambini. Così il Progetto Agata Smeralda, che nell’aiuto ai più poveri tra i poveri e in particolare ai bambini ha il suo primario campo d’intervento, da anni è impegnato in questa azione di denuncia e di sensibilizzazione contro il flusso, proveniente dai Paesi ricchi, di un turismo davvero vergognoso, ulteriore forma di sfruttamento e di colonialismo.” Per questo, da anni, il Progetto Agata Smeralda promuove campagne contro il turismo sessuale e la pedofilia, attraverso la realizzazione di manifesti con messaggi ”forti”, che vengono affissi nelle principali città italiane e negli aeroporti italiani e brasiliani.

Fermare la propaganda subdola di quelli che si travestono da amici dei bambini e sono in realtà esponenti di lobby organizzate che puntano a legittimare, giustificare e diffondere la pedofilia, è anche l’obiettivo di una proposta di legge presentata giovedì scorso alla Camera, nel corso di una conferenza stampa, da Alessandro Pagano (Pdl), che può già contare sul sostegno bipartisan di un centinaio di deputati. Il provvedimento (alla cui stesura ha dato un importante contributo don Fortunato Di Noto, il presidente dell’associazione Meter, da anni impegnata in prima linea contro la pedofilia e la pedopornografia), punta a introdurre nel codice penale il termine “pedofilia” e a combattere un’espressione molto più subodola e strisciante di questa pratica, conosciuta come “pedofilia culturale”. Su internet si sono da tempo diffusi siti, spiega una nota informativa che accompagna l’articolato della pdl, che descrivono la pedofilia come un’azione positiva e come una manifestazione di amore verso i bambini. Il pedofilo, secondo gli ‘ideologi’ di questa nuova emergenza, non è il mostro che violenta il bambino ma un individuo che lo ama e che desidera manifestare il proprio affetto anche attraverso i rapporti sessuali. Si tratta in sostanza di un ‘mondo’ che intende diffondere un’immagine ‘pulita’ della pedofilia, nascondendone il lato deviato dietro una giustificazione ‘culturale’. Il fenomeno non è, come hanno spiegato gli/le altri/e parlamentari intervenuti alla conferenza stampa (oltre a Pagano e Carolina Lussana, presentatrice nella scorsa legislatura di un’analoga iniziativa di legge, Alessandra Mussolini, Paola Binetti, Luca Volonte’ e altri) può contare ormai su una rete di organizzazioni e associazioni che diffondono il loro ‘credo’ i cui numeri danno conto dell’ampiezza del fenomeno. Meter, sulla base di studi e analisi internazionali, sostiene che sono 552 le organizzazioni che propagandano la rivendicazione dei diritti dei pedofili. Un numero in continua crescita che ha avuto un aumento del 400% dal 1996 al 2007.

Il network pedofilo può contare su 3 associazioni religiose, 23 associazioni di donne-pedoflie, 500 agenzie che garantiscono assistenza giuridica e sostengo psicologico, 3 radio che parlano di libera pedofilia, 5 siti di cartoons di produzione e divulgazione pedofila. E poi riviste, libri, siti che vendono maglie e gadget, un’agenzia di stampa, 5 portali per raccogliere nuovi adepti e via enumerando fino alle chat specializzate e alle tre celebrazioni annuali che rivendicano nel mondo l’orgoglio pedofilo.

La legge è, dunque, uno strumento essenziale per reprimere il fenomeno e introdurre il termine ‘pedofilia’ nel codice penale che all’articolo 609-quater prevede ora una generica condotta criminosa per “atti sessuali con minorenne”. L’articolo 2 introduce il reato di ‘pedofilia culturale’, quale specifico reato di apologia che intende punire l’istigazione, la pubblicizzazione, la divulgazione, la diffusione con qualunque mezzo dei contenuti che legittimano la ‘cultura’ pedofila, impedendo che gli adepti di questa pratica possano ‘rifugiarsi’ dietro l’articolo 21 della Costituzione che tutela la libertà di pensiero. Gli articoli 3 e 4 affrontano infine l’aspetto repressivo del fenomeno che, data la sua gravità, stabiliscono una “pena minima più elevata rispetto agli altri reati di apologia e di istigazione”.

Ma L”articolo 2, critica l’associazione Telefono Azzurro “contiene una disposizione che concentra la competenza dei moltissimi procedimenti contro la pedofilia on line nelle già intasatissime procure antimafia. Oggi un giudizio per casi di pedofilia dura in media tre o quattro anni in primo grado, ma nelle procure distrettuali, oberate da migliaia di procedimenti diversi durerebbe molto di più”. “Questo articolo “salvapedofili” non solo porterà inevitabili ritardi nella risoluzione delle indagini ma decreterà – secondo il presidente Giovanni Arena – la morte di ogni attività di contrasto del fenomeno pedofilo in rete, che, come tutti sappiamo, deve essere attività dinamica in linea con l’evoluzione tecnologica e con l’aggressività di coloro che fanno mercato dei bambini in tutto il mondo attraverso internet”. L’attività costante di Telefono Arcobaleno ha portato a 21.600 segnalazioni di siti pedofili solo nei primi sei mesi del 2008 e l’associazione si aspetta un incremento del 35% delle attività pedofile in rete per la fine dell’anno.

Delt@ Anno VI, N. 148 del 30 Giugno 2008

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