Presentazione del bilancio sociale 2009

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Introduzione di Mauro Barsi

Non è un caso se abbiamo voluto presentare il “Bilancio Sociale 2009” del Progetto Agata Smeralda proprio agli inizi di questo mese di Ottobre: l’”Ottobre missionario” durante il quale la Chiesa ci invita ad una importante riflessione sul tema “Spezzare pane per tutti i popoli”.

Uno slogan molto bello, profondo e significativo perché, non solo ci richiama al grande dono dell’Eucarestia e al dovere di annunciare a tutti i popoli della terra la Resurrezione del Signore Gesù, ma anche all’urgenza di rimboccarci le maniche dinanzi al grave problema della fame nel mondo che uccide ogni anno milioni di creature innocenti e ad aggiungere da subito un posto alla nostra tavola.

Senza nessuna pretesa e con la consapevolezza di essere piccola cosa, anche noi di “Agata Smeralda”, grazie ai tanti missionari con cui lavoriamo ed ai loro non pochi sacrifici, ci adoperiamo da diciotto anni, giorno per giorno, per “spezzare il pane” nelle periferie povere di varie parti del mondo dove siamo presenti e ad “offrire segni di speranza”. Siamo impegnati, sempre con i nostri missionari, a “rendere il pianeta la casa di tutti i popoli”, come ci esorta a fare Benedetto XVI nel Suo messaggio per la prossima Giornata Missionaria Mondiale.

E non è un caso se, ancora una volta, abbiamo scelto la sede di “Toscana Oggi” per presentare il nostro “Bilancio Sociale 2009”. Durante questi diciotto anni di servizio, le pagine del Settimanale cattolico hanno dato sempre un ampio spazio al cammino ed alle iniziative di “Agata Smeralda”, consentendoci così di raggiungere in Toscana un numero elevato di adozioni a distanza e non poca visibilità sul territorio.

Tutto questo lo si deve anche e soprattutto all’indimenticabile amico Alberto Migone ed alla sua grande sensibilità umana e cristiana.

Perché presentare un “Bilancio Sociale”? Non certo per dirci “bravi”. Ma per offrire una forma di rendicontazione, non obbligatoria e certamente faticosa, per un’esigenza di serietà e di verifica interna ed anche per la necessità di trasparenza e di chiarezza, dovuta nei confronti delle tante persone che ci hanno dato fiducia e che hanno scelto “Agata Smeralda” per dare una mano, per dare un futuro, a bambine e bambini che soffrono in molte parti del mondo.

Bambini… il patrimonio della nostra umanità! Prima dei monumenti, delle opere d’arte, dei centri storici delle città, prima degli scavi archeologici e delle bellezze meravigliose che il nostro pianeta ci ha regalato, noi vogliamo proteggere loro come… patrimonio dell’umanità.

E’ sicuramente significativo – e per noi importantissimo – che a presentare il Bilancio Sociale fossero con noi gli Arcivescovi delle due città: Firenze e Salvador Bahia. Presenze delle quali siamo estremamente grati, che rinsaldano ulteriormente quel rapporto di gemellaggio tra le nostre città, e che nel 1991 fu stipulato in Palazzo Vecchio, “in nome dei bambini”, dai Sindaci e dagli allora Arcivescovi di Firenze e di Salvador Bahia. Pensare che “Agata Smeralda” è uno degli umili, concreti strumenti per rendere vivo, giorno dopo giorno, questo profondo legame che decenni fa ebbe inizio con la presenza di numerosi missionari, sacerdoti e suore inviati dalla Diocesi fiorentina, ci riempie il cuore di gioia, ma ci chiama anche ad una grande responsabilità. Quella di dare continuità e crescita a questo grande ponte di solidarietà e di amore fraterno che ormai da diciotto anni offre a diecimila bambini e ragazzi, e a centinaia di comunità, una speranza viva di crescita e di futuro.

Non posso terminare questo mio intervento senza prima ringraziare il Centro Servizi Volontariato della Toscana, rappresentato dalla Dott.ssa Sandra Gallerini, il consulente Dott. Riccardo Bemi dell’Associazione Intesa e la nostra collaboratrice Paola Parisi, che con il loro apporto hanno consentito la realizzazione di questo Bilancio Sociale. Ringrazio anche “Toscana Oggi” per l’ospitalità.

 

 

Intervento del Cardinale Geraldo Majella Agnelo

Sono qui oggi pomeriggio per dare testimonianza di un legame fecondo che unisce due comunità geograficamente lontane, ma sorelle.

Perché è uno speciale spirito di fraternità cristiana che porta una Diocesi, come quella fiorentina, ad essere presente nella mia città, a Salvador Bahia, da oltre quaranta anni con tanti sacerdoti e suore missionarie inviate dalla Chiesa fiorentina che hanno operato e operano al servizio dei più poveri.

Ed è autentico spirito di fraternità quello che muove la meravigliosa azione del Progetto Agata Smeralda, l’associazione fiorentina presieduta dal professor Mauro Barsi, che attraverso migliaia e migliaia di adozioni a distanza ha dato un contributo straordinario di promozione umana in Salvador ed in altri centri della Bahia. Ormai da diciotto anni “Agata Smeralda” sta offrendo a diecimila bambini della mia terra una prospettiva concreta di vita e di crescita umana. Diecimila bambine e bambini non soltanto strappati alle minacce della miseria e della violenza, ma accompagnati verso un importante inserimento sociale e lavorativo, dando un’attenzione particolare alla loro dignità di persone. In questi anni tanti cittadini di Firenze e della Toscana, attraverso “Agata Smeralda”, hanno sostenuto e sostengono case di accoglienza per bambini disabili, case – famiglia per bambine strappate dal marciapiede e per ragazze, centri sociali e ambulatori medici.

Queste cose, di recente, le ho scritte al Sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Una lettera nella quale ho voluto ricordare il legame speciale che unisce le nostre due città. Il prossimo anno ricorrerà infatti un ventennale importante: quello del gemellaggio sottoscritto tra Firenze e Salvador-Bahia. Il 30 Maggio del 1991 a Firenze, nel Palazzo della Signoria, l’atto di gemellaggio fu sottoscritto dall’allora Arcivescovo di Firenze Card. Silvano Piovanelli e dal mio predecessore, il compianto Card. Lucas Moreira Neves, che tanto si adoperò per questa iniziativa, e dai Sindaci delle due città Dott. Giorgio Morales e Dott. Fernando Josè Rocha. Fu un gemellaggio siglato “in nome dei bambini”. E quale migliore gemellaggio può esservi se non quello basato concretamente sulla fraternità e la solidarietà umana?

Per questo ho proposto al Sindaco di intraprendere un percorso comune mirato a fare del ventennale del gemellaggio, non una vuota ricorrenza, ma l’occasione – anche con apposite iniziative sia a Firenze che a Salvador – per scoprire e riscoprire la fecondità di questa idea e di questo rapporto, da rilanciare e da rafforzare ulteriormente. E l’ho invitato a Salvador (ho già invitato caldamente anche S.E. Mons. Betori) una terra dove batte anche il cuore di Firenze e dove potrà constatare quante necessità assillano ancora la gente che vive nei quartieri poveri, ma anche quanto bene è stato fatto, grazie certo alla Provvidenza di Dio, ma pure all’impegno generoso di tante persone. Un aiuto ed un sostegno, che mi permetto di chiedere a tutti, che possa continuare ancora. Ne hanno bisogno i nostri bambini e le nostre comunità.

 

Intervento dell’Arcivescoco di Firenze Giuseppe Betori

Un breve intervento in cui vorrei sottolineare tre motivazioni per le quali accolgo sempre volentieri gli inviti che il Prof. Barsi mi fa a presenziare a questa o all’altra occasione della vita del Progetto Agata Smeralda. Tre motivi: il primo dei quali è più ampio e anche forse il più attuale. Perché questa mia attenzione al Progetto Agata Smeralda? Perché è un Progetto che ha al suo cuore la vita umana. La vita umana colta nella sua fragilità e quindi bisognosa di essere difesa nella sua dignità e accompagnata nel suo sviluppo, nella sua crescita. E’ un dovere questo di sempre, che appare particolarmente urgente oggi, in un contesto in cui al riguardo, diciamo, che c’è almeno un po’ di confusione. Non voglio andare oltre. Mi sembra che il nostro è un andare nella direzione giusta della difesa e della promozione della vita.

Il secondo motivo che mi piace nel Progetto Agata Smeralda è che questo viene attuato dando attualità e forma consona ai nostri tempi, sia nei modi con cui esso si esprime, sia nell’ampiezza di sguardo con cui abbraccia, non semplicemente il territorio attorno a noi, ma il mondo intero. Forma attuale, quindi, ma ha radici antiche. E a quanto pare, vista la convergenza di attenzioni e la sempre crescente adesione di persone che esso trova, radici antiche, ma ancora fortemente vive all’interno della comunità fiorentina. Questa modalità attuale – è quella, appunto, che mi piace vedere – questa connessione per cui l’attenzione alla persona non diventa mai l’attenzione all’individuo; per cui l’attenzione al singolo può anche prevedere il suo tirarlo fuori dal contesto sociale e curarlo a sé. Ma si aiuta la persona all’interno dei legami sociali in cui essa si trova, è nata, e dovrà continuare a vivere. Per cui quelle discrasie spesso evidenti in tante nostre manifestazioni della cultura contemporanea tra individuo e società, vengono invece qui ricomposte molto bene in un’attenzione non agli individui, ma alle persone, all’interno dei loro legami sociali senza infrangerli, ma rafforzandoli. Questo mi sembra un altro aspetto che, dando attualità a questa radice antica dell’attenzione all’uomo propria della vera cultura fiorentina, giustifica appunto il Progetto e l’attenzione che tutti noi gli diamo.

Il terzo aspetto che vedo importante per me e per la nostra realtà fiorentina è che è un Progetto non della Chiesa fiorentina, ma del cattolicesimo fiorentino. Cioè non è che dall’Arcivescovado qualcuno ha deciso di far questo, neanche l’Ufficio missionario se lo è inventato, ma dei cattolici fiorentini, un cattolico fiorentino in modo particolare, con altri cattolici fiorentini che lo attorniano e collaborano con lui. E’ il cattolicesimo fiorentino che si esprime qui in una delle sue tante forme di originalità e di creatività che hanno dato vita ad una storia significativa per il cattolicesimo italiano, in vari ambiti: questi della solidarietà e della carità, altri della cultura, altri della politica. Però mi piace vedere che questa creatività del cattolicesimo fiorentino non è morta, ma sa ancora esprimersi. Ma – e qui mi avvio alla conclusione – è un modo di esprimersi del cattolicesimo fiorentino non in antitesi alla Chiesa per la sua dimensione istituzionale, ma in uno stretto legame e collaborazione con essa. Di qui il richiamo che faceva prima Mauro Barsi alla sua collocazione nell’Ufficio missionario all’origine di questa sua ripresa di “Agata Smeralda”. E non a caso lo stesso Mauro Barsi ha sottolineato come tutto questo è possibile grazie ad una rete che collega insieme i laici-cattolici fiorentini, fedeli laici-cattolici fiorentini, insieme alle religiose, agli istituti religiosi, insieme ai nostri preti. E non a caso vedo qui tra noi Don Paolo Sbolci che alla fine di novembre partirà a rafforzare la presenza dei preti nella parrocchia che attualmente è in mano a Sua Eminenza e che ha affidato a Don Luca Niccheri. Questa idea di un presbiterio che è sempre aperto alla missionarietà, collegandosi insieme alla presenza delle religiose, all’aiuto del laicato, mi sembra una bella immagine di società e di Chiesa fiorentina, di cattolicesimo e di istituzioni ecclesiali di Firenze che camminano insieme.

Ecco questi posso dire, Mauro, che sono i motivi per cui quando mi chiami vengo volentieri e porto questa testimonianza di lieta fiducia che la Chiesa ripone nel Progetto Agata Smeralda in questo collegamento di amicizia e fraterno gemellaggio cui prima Sua Eminenza ha dedicato opportune riflessioni e anche qualche attesa magari del mio viaggio a Salvador de Bahia.

 

Intervento di Don Wieslaw Olfier

Don Wieslaw Olfier, già missionario a Salvador Bahia inviato dalla Chiesa fiorentina, oggi parroco di San Giovanni Evangelista ad Empoli, e vicepresidente del Progetto Agata Smeralda, durante la presentazione del “Bilancio Sociale 2009” ha portato la sua testimonianza. Ne pubblichiamo uno stralcio.

Baixao do Cacao è una comunità che io ho assistito per cinque anni, ma che fa parte della parrocchia che è stata accompagnata per 40 anni dai sacerdoti della Chiesa fiorentina ed attualmente è nelle mani del clero brasiliano. Una di queste comunità, molto povera, forse una delle più povere e difficili della zona è Baixao do Cacao. Durante l’ultimo viaggio effettuato a Salvador Bahia insieme a Mauro, siamo andati in questo luogo e ci siamo resi conto che oggi c’è una situazione veramente molto difficile, soprattutto per il problema della droga. In questo momento il Brasile sta crescendo moltissimo, ma le comunità povere restano sempre più indietro e la disuguaglianza sociale è sempre più grande. Di recente, infatti, sul giornale brasiliano “A Tarde” è stata riportata la notizia che il Brasile è il terzo Paese nel mondo per la disuguaglianza sociale, solo dopo Haiti e Bolivia. Baixao do Cacao – e qui c’è anche Don Sergio Merlini che potrebbe raccontare tante storie di quella comunità, perché è stato là per diversi anni – oggi è una comunità molto in difficoltà che svariate persone lasciano per ragioni di sicurezza. E’ un luogo caratterizzato da situazioni drammatiche ma dove, insieme e grazie all’aiuto del Progetto Agata Smeralda, si porta avanti un discorso di educazione e di promozione umana anche attraverso le attività scolastiche. Sono diversi anni che il Progetto è presente in quel quartiere. Questo anno abbiamo avuto una grande soddisfazione, poiché appena siamo arrivati ci hanno dato la bella notizia di un ragazzo, ora diciottenne, adottato a distanza quando aveva sette anni, che ha vinto il concorso per i Sottufficiali della Marina in Brasile. C’erano 750 posti per tutto il Nord-Est e lui si è classificato al 64° posto. Quindi con questo aiuto, con questa spinta educativa ha potuto realizzarsi, trovare un inserimento nella società. Questo è un caso un po’ particolare, ma il lavoro davvero molto importante è quello continuo, quello di tutti i giorni, con tanti ragazzi e bambini che veramente sono in difficoltà. Volevo raccontare, inoltre, un altro episodio. Io e Mauro siamo stati sull’isola di Marè ad inaugurare una scuola molto semplice, povera, in un villaggio di pescatori. Un villaggio con gravi problemi, senza nessuna struttura, senza scuole né ospedali. Oltre alla scuola abbiamo inaugurato la biblioteca che è stata realizzata anche grazie all’aiuto di non pochi amici della Parrocchia di San Donato in Polverosa. E’ la prima biblioteca in quella zona. C’è ancora da completarla, ma è stato bello ed emozionante per le persone. I libri, i computers, per noi sono cose scontate e normali, ma là non ce n’è neanche uno di computer, né tantomeno l’accesso ad internet. Erano felicissimi per questa prima e semplice biblioteca, con alcuni libri da poter consultare, leggere, avere in mano.

Davvero ci sono tanti luoghi dove, con l’aiuto costante e con la presenza del Progetto Agata Smeralda, il Signore opera cose belle, portando veramente un aiuto concreto, un aiuto incessante a tanti bambini e famiglie che sono accompagnati sia nella loro crescita che nella vita.

 

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