Un giovane di Agata Smeralda sale sul gradino più alto del podio olimpico

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Quando il Presidente del Consiglio Matteo Renzi si è recato in visita nelle favelas di Salvador Bahia incontrando i missionari e gli operatori del Progetto Agata Smeralda ha detto che una medaglia d’oro speciale il Progetto Agata Smeralda l’aveva già vinta: la medaglia d’oro della solidarietà. Ma nessuno pensava che le medaglie d’oro diventassero due. Ed una di queste è stata vinta sul ring da un ragazzo della grande famiglia di Agata Smeralda: Robson Donato Conceição, campione olimpico di boxe nella categoria leggeri. E’ nato e vissuto a Salvador Bahia. Ieri un bambino delle favelas, oggi un giovane di 28 anni. E’ cresciuto infatti nel bairro poverissimo di Boa Vista di São Caetano ed ha frequentato la scuola materna comunitaria Sol da Manhã, gestita dalle Suore Stabilite nella Carità e sostenuta dal Progetto Agata Smeralda tramite le adozioni a distanza.

Le suore della scuola ricordano Robson piccolino: “Viveva con la mamma, la sorella e la nonna, una famiglia poverissima, sostenuta con il lavoro della nonna che aveva un piccolo banco all’inizio della strada dove vendeva frutta e verdura. Robson era un alunno disciplinato, taciturno, osservatore, sempre serio e pensieroso. Era contento di poter frequentare questa scuola insieme alla sua sorella Carine, pure lei adottata a distanza da Agata Smeralda”.

Anche il Presidente del Progetto Agata Smeralda Mauro Barsi era a Salvador il giorno della vittoria olimpica di uno dei “suoi” ragazzi ed ha condiviso questo momento di grande gioia: “E’ stato davvero bello ed emozionante – racconta – anche per il significato che la vittoria olimpica di Robson porta con sé. Egli, come tanti bambini e ragazzi sostenuti da Agata Smeralda, viene dalla strada, ha vissuto un’infanzia poverissima, con gravi problemi sociali. La sua è una storia di riscatto, la dimostrazione che il programma di Agata Smeralda, quello di far crescere i bambini nella loro terra perché siano poi i protagonisti della storia del loro Paese, non è una bella frase ad effetto, ma un obiettivo concreto, già tante volte raggiunto. Infatti è stato realizzato con quei bambini diventati poi giovani e adulti che hanno trovato – grazie all’amore, alla dedizione dei missionari, alla formazione che hanno ricevuto nelle nostre scuole – un posto nella società, un posto nel quale la loro dignità è pienamente riconosciuta: all’università come pure in tanti luoghi di lavoro. La storia bellissima di Robson, che dalla favela è diventato campione olimpico, sarà per molti ragazzi delle favelas uno stimolo forte a percorrere un analogo cammino, a dire no alle droghe, alla violenza, all’abbandono e a scegliere di impegnarsi per creare un futuro ricco di umanità e dignità”.

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