UN PROBLEMA CHE OCCORRE CAPIRE MEGLIO Se mi “sostituiscono” il bambino…

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Può capitare. Anzi capita con una certa frequenza che la segreteria del Progetto Agata Smeralda debba comunicare alla famiglia che ha adottato a distanza un bambino, che quell’adozione deve essere trasferita a un altro bambino. E’ la cosiddetta “sostituzione”. E non tutti gli adottanti la prendono bene. Addirittura c’è chi si arrabbia, non comprendendone le ragioni, e giunge perfino ad interrompere l’adozione.

Allora è opportuno ed urgente ragionarne insieme, in modo approfondito. Perché se comprendiamo le ragioni oggettive, se conosciamo meglio la situazione, tanto da condividerla, da farcene carico insieme, potremo tutti avere un approccio diverso.

Certamente, quando il bambino viene sostituito è comunque uno strappo doloroso. Con la nostra adozione a distanza, a quel bambino, a quella bambina, abbiamo favorito e garantito una crescita più serena. E quelle foto e quelle notizie giunte nelle nostre case, hanno rafforzato il legame. L’adozione a distanza non è un numero, ma un volto, una persona precisa che proprio noi abbiamo accolto e stiamo accompagnando nel cammino della vita. Magari facendo anche un po’ di sacrificio. Con costanza. Con impegno.

Perché interrompere allora, perché mi cambiate il bambino? Perché le situazioni possono mutare, anche radicalmente. Perché la sua famiglia può stabilizzarsi, può trovare risorse e opportunità lavorative che la rendono autosufficiente e che rendono superfluo, talvolta perfino ingiusto il contributo dell’adozione a distanza.

Più frequentemente, in verità, capita che non sia più possibile stare accanto al bambino adottato a distanza perché la sua famiglia si trasferisce. Anche in altre città della Bahia, anche in altri Stati. Lontano. E talvolta senza preavvertire nessuno.

Ci sono ragioni precise di questo: non sono pochi i casi nei quali il padre o la madre del piccolo sono coinvolti –talvolta come vittime, altre come responsabili- in situazioni di illegalità e di criminalità, in particolare nei giri dello spaccio della droga. A volte rischiano la vita, sono minacciati. Temono qualche regolamento di conti. Vengono intimiditi. Casi del genere accadono quotidianamente. Perché nelle strade delle favelas la vita umana conta davvero poco, e gli omicidi sono frequentissimi. Così da un giorno all’altro si fanno le valigie e si sparisce, senza lasciare indirizzo, proprio perché non si vuole essere rintracciati, e si ha timore che anche avvertire la scuola, far presente che ci si trasferisce, potrebbe costituire un rischio. Meglio non farsi trovare, da nessuno.

In altri casi, poi, la famiglia può trasferirsi, anche a centinaia di chilometri di distanza, per trovare un lavoro che qui non si riesce a trovare, o che si è perso. C’è grande mobilità, ci si sposta con facilità.

Si capisce bene dunque che quando capitano tali situazioni c’è ben poco da fare. E’ impossibile continuare a seguire il bambino adottato a distanza. Per questo proponiamo la “sostituzione”.

Per questo contiamo che tutti gli adottanti capiscano. E’ vero che ci si affeziona a quel piccolo che abbiamo scelto di accompagnare. Nelle sue foto vediamo la crescita, lo sentiamo come un figlio… Ma dobbiamo comprendere che il contesto in cui operano i nostri missionari, a Salvador, è ben diverso dal nostro.

E vorremmo anche ribadire, con forza, che nulla va perduto di quello che ci viene dato. Tutto è impiegato per il bene dei bambini. Vorremmo dire di più: in fondo l’operazione della “sostituzione” testimonia la concretezza dell’azione di “Agata Smeralda”: non ci sono finzioni, e se un bambino non può essere –per le ragioni che sopra abbiamo cercato di illustrare- ci sembra serio e corretto avvertire subito l’”adottante” e proporgli di indirizzare il suo importante contributo di solidarietà a un’altra creatura.

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