Congo, l'orfanotrofio della speranza

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Sono piccole oasi in una terra difficile, martoriata dalla guerra e dall’odio, da violenze indicibili e da una crisi economica sempre più dura: sono i centri delle Suore Figlie di Maria Regina degli Apostoli nella Repubblica Democratica del Congo. La congregazione conta 158 suore, tutte del Congo e del Ruanda, divise in 27 comunità e la cui casa madre è a Katana.

Una di queste oasi, l’orfanotrofio di Bukavu, è sostenuta dal Progetto Agata Smeralda.

Ce ne parla Suor Joséphine Zihalirwa, la nuova Superiora Generale.

“Qui gestiamo l’orfanotrofio che ospita 58 bambini, di cui 28 vanno alla scuola elementare e 30 rimangono in orfanotrofio, avendo meno di sei anni. Sempre a Bukavu abbiamo delle scuole, un centro maternità, facciamo catechesi, svolgiamo azioni di animazione delle donne e, da quattro anni, abbiamo iniziato un servizio alla Commissione Giustizia e Pace per curare le persone traumatizzate dalla guerra, in particolare le donne che sono state violentate, perché gli effetti della guerra, terribili, durano a lungo”.

Le campagne si sono spopolate, la gente si è rifugiata in città ed è sempre più difficile trovare cibo, con i prezzi che sono lievitati.

E tante famiglie, per effetto della guerra, si sono disgregate; così come sono molte le madri che muoiono di parto. Per questo a Bukavu l’orfanotrofio è importante. Un orfanotrofio sostenuto da “Agata Smeralda” che assicura a 58 bambini, con il sostegno a distanza, alimentazione, vestiario, scuola e assistenza sanitaria.

“Ormai – dice la suora – sono cinque anni che “Agata Smeralda” ci dà una mano e gli effetti positivi si vedono. In questi cinque anni la salute dei bambini è migliorata in modo significativo, grazie ad una sana alimentazione. I bambini che arrivano qui sono malnutriti e malati: tifo, malaria e altre malattie legate all’astenia. Con l’aiuto dell’Associazione fiorentina abbiamo potuto anche migliorare la struttura. In passato c’era un solo dormitorio per tutti, risultato ben presto insufficiente. Ora ne abbiamo aggiunti altri due: uno per i maschi, uno per le femmine e per i più piccoli.

E’ stato costruito un nuovo refettorio, i bagni ed una grande sala per giocare”.

Le difficoltà non mancano: i bambini, tutti orfani, vengono da situazioni molto problematiche.

“La difficoltà maggiore è che i bambini che arrivano all’orfanotrofio socializzano difficilmente perché hanno pochi contatti con i loro coetanei. Da qui l’idea di costruire una scuola materna fuori dalla struttura, dove i piccoli possono andare a studiare e stare insieme agli altri scolari del villaggio. Il rapporto di gruppo a sei anni è importante, altrimenti la scarsa socializzazione limiterà i bambini nell’apprendimento, con il rischio di dover ripetere più volte la stessa classe”.

Altri progetti futuri? “Vorremmo curare di più la sistemazione della cucina. Era sufficiente per una ventina di bambini, ora sono più del doppio e sarebbe necessario ampliarla. La crescita numerica porta anche a maggiori costi per l’aumento del numero di educatrici”.

E ancora: “In futuro vorremmo fare una recinzione per dare maggiore sicurezza ai nostri piccoli ospiti. Fuori ci sono molti pericoli e quindi i rischi non mancano. Questa realizzazione è molto costosa e rimane per il momento un desiderio a lungo termine”.

Le suore stanno avviando anche un altro progetto per migliorare e aumentare l’alimentazione dei bambini, allestendo allevamenti di capre, conigli e polli.

“La congregazione si impegnerà ad attuare questo grande sogno e aiuterà soprattutto i bambini più grandi ad assumersi delle piccole responsabilità. Chiederemo loro di partecipare al lavoro della casa dopo la scuola per responsabilizzarli e farli sentire utili”.

L’ultima parola Suor Joséphine ce l’ha per gli adottanti di “Agata Smeralda”: “Vi sono davvero grata – dice – e so che fate molti sacrifici per aiutare questi piccoli. E vorrei ricordare la parola di Gesù: “Quello che avrete fatto ai più piccoli lo avrete fatto a me”.

“Agata Smeralda” fa un investimento, ben più di un tesoro in banca, donando la vita a coloro che non avevano più la speranza di vivere. E tutte le sere i bambini recitano una preghiera per i loro benefattori”.

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