Don Carlo Zaccaro: prima di tutto un uomo di Dio

 In Lettere del Presidente

Immagine Don Carlo Zaccaro: prima di tutto un uomo di Dio

Don Carlo è stato prima di tutto un uomo di Dio, un vero testimone del Vangelo, intelligente e di vasta cultura. Ho avuto la fortuna di incontrarlo da ragazzo, per la prima volta, nel lontano 1956 nella Chiesa di S. Antonio al Romito a Firenze. Degno figlio di Don Giulio Facibeni per il suo amore concreto verso i poveri e per la fiducia incondizionata nella Provvidenza di Dio soprattutto nei momenti difficili che anche nella sua vita non sono mancati. L’ho potuto poi incontrare, tantissime volte, soprattutto alla Messa domenicale dello studente dalle Suore di Via Gino Capponi con il grande Prof. Dino Pieraccioni che tanto manca oggi alla città di Firenze.

E come dimenticare le tante notti di Natale quando insieme da Piazza della SS. Annunziata raggiungevamo a piedi, cantando con Dino Pieraccioni e tanti giovani, il Monastero Carmelitano di S. Maria Maddalena de’ Pazzi a Careggi per la Santa Messa. Davvero delle notti sante! E poi anche la squisita cioccolata calda ed i biscotti preparati per l’occasione dalle monache.

Come non ricordare poi l’impegno e l’amore di Don Carlo per preparare la visita di Madre Teresa di Calcutta ai detenuti dell’isola di Pianosa. Sì, posso dire che c’ero anche io a quell’incontro davvero indimenticabile. Ricordo prima di tutto la grande emozione degli ergastolani ed i tanti autorevoli interventi della giornata. Ma una cosa è certa: delle parole bellissime di quella Suora albanese Don Carlo non ne perse neppure mezza. Per tutto il tempo non tolse mai il suo sguardo dal volto di quella piccola e grande donna che è sempre stata per lui, proprio per il suo grande amore verso i più poveri, un importante e “strategico” punto di riferimento.
Devo confessare che tutte le volte che mi ha chiesto qualcosa per l’Albania non sono mai stato capace di dire “non posso”. Devo a lui se “Agata Smeralda” ormai da diversi anni è presente a Bajze con le Suore Francescane di Gesù Bambino che gestiscono un asilo con numerosi piccoli bisognosi, ai confini con il Montenegro e dove la guerra ha portato non poca distruzione, lutto e povertà.
Ricordo recentemente i suoi occhi sprizzare di gioia dinanzi al prezioso ecocardiografo, destinato al presidio sanitario della Missione dell’Opera Madonnina del Grappa a Scutari, donato dal Progetto Agata Smeralda per seguire i tanti bambini cardiopatici curati da Suor Enza Ferrara e dalla Dottoressa Arketa Pllumi. Ed ogni volta che sono stato invitato a cena a Villa Guicciardini sono rimasto sempre colpito dal bellissimo rapporto che Don Carlo aveva con i ragazzi italiani e stranieri ospitati in quella casa. Un vero padre. Una vera famiglia.

Ricordo inoltre con commozione la sua ultima e breve telefonata che mi fece dal reparto di terapia intensiva dell’Ospedale di Careggi due giorni prima di morire: “Mauro, ti raccomando l’Albania…. È importante!”

Una cosa è certa, carissimo Don Carlo, tu come prete avevi capito bene che il vero volto del Signore Gesù non è quello che si vede anche in pregevoli opere d’arte, o quello descritto talvolta in vuote omelie, ma nel volto dei più poveri tra i poveri come Egli stesso ci ha insegnato.

E’ per loro che ti sei rimboccato le maniche nel corso di tutta una vita anche a costo di non poche e umilianti sofferenze. Ora riposa in pace, ma ricordati anche che dobbiamo continuare a lavorare per l’Albania e, se ti darai da fare, insieme a Don Giulio Facibeni, a Giorgio La Pira, a Fioretta Mazzei, al “vecchio” don Bensi, a Pino Arpioni e sempre con l’aiuto della Divina Provvidenza, raccoglieremo davvero abbondanti frutti e non solo per la terra delle aquile!

Mauro Barsi

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