La piccola Hudea, profuga siriana

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Immagine La piccola Hudea, profuga siriana

Carissimi amici di Agata Smeralda,

non sono abituato a confessarmi pubblicamente forse anche per timidezza, ma dinanzi alla foto della piccola Hudea, pubblicata nei giorni scorsi dal quotidiano La Nazione, in cui si vede una bambina di un campo profughi in Siria con le braccia alzate in segno di resa e due occhi pieni di paura e terrore, non posso nascondere che sono rimasto profondamente colpito, indignato e amareggiato.

Questa creatura pensava che l’obiettivo della macchina fotografica fosse un’arma. Probabilmente la piccola, che ha solo quattro anni, aveva già visto armi che hanno sparato e ucciso.

Ma, guardando ancora quella foto, ho letto nei suoi occhi un senso di grande rassegnazione, quasi ci voglia dire che alla sua situazione non ci sia rimedio. Sono due occhi stupendi, ma privi di speranza.

Non mi vergogno a dire che questa foto non mi ha fatto dormire, poiché è il simbolo della sconfitta totale della società mondiale che, in nome del vero dio denaro, fa vincere la cultura di morte che stiamo respirando ormai da troppo tempo ad ogni livello. Ciò che conta è il denaro e soltanto il denaro a qualsiasi costo. Sono anni e anni che continuiamo a siglare documenti a favore dei bambini, a promuovere convegni ed a spendere tanti soldi in organizzazioni che dovrebbero tutelare l’infanzia e la pace nel mondo. Una cosa è certa: siamo ancora troppo lontani dal far vincere le cose che contano nella nostra vita e nella società in cui viviamo. E troppo spesso, a proposito della politica, siamo costretti a leggere sui giornali di scandali enormi di cui non si vergogna più nessuno. La sensazione che provo è quella di dire che ormai non c’è più nulla da fare.

Credo fermamente che gli occhi della piccola Hudea lancino a tutti noi un forte messaggio ed una domanda precisa alla quale non ci possiamo sottrarre. Insieme rimbocchiamoci le maniche per fare resistenza, per lottare con tutte le forze, per gridare prima di tutto la vita e la dignità della persona umana. La nostra società, che ha perso la speranza, deve comprendere che per ritrovarla bisogna avere il coraggio di dire la verità: la vita di ogni essere umano è sacra sempre.

Non è vero che non c’è niente da fare. Dalla Pasqua che viene possiamo ritrovare la forza per vincere sulla morte e cambiare davvero.

Il lavoro di Agata Smeralda, senza nessuna presunzione, è un po’ simile alla lotta tra Davide e Golia. Nessuno avrebbe mai creduto alla vittoria di Davide!

Termino questa mia riflessione a voce alta affermando che l’impegno della grande famiglia di Agata Smeralda, nonostante tutte le difficoltà, in nome della piccola Hudea e di tutti i bambini calpestati nel mondo nella loro dignità, si farà sentire con forza affinché dal volto di quella creatura scompaia la paura della morte, ritorni il sorriso, riprenda a giocare, con la speranza di una vita migliore. E da subito ci frugheremo in tasca per fare la nostra parte.

Mauro Barsi

Questo testo è stato pubblicato come articolo a pagina 4 del giornale La Nazione – ed. Firenze – Domenica di Pasqua, 5 Aprile 2015

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