Padre Miguel Ramon, responsabile del Progetto in Brasile

 In Testimonianze

«Fin dall’inizio è stato scelto di non erogare direttamente la quota a ciascun bambino, a ciascuna famiglia, ma di attribuirla al responsabile del gruppo di cui il bambino fa parte, in modo da garantire a tutti i piccoli del gruppo alimentazione, istruzione e cure sanitarie. La situazione è tale che se non c’è un programma globale di formazione si rischiano discriminazioni e ancor più di fare soltanto assistenzialismo. I soldi devono aiutare a far sì che le persone si sentano responsabili di un processo globale di crescita, di valorizzazione. È un aiuto personale, serve per quella bambina, per quel ragazzo, ma non è un aiuto individualistico. Serve contemporaneamente a far crescere la comunità, il bambino e la sua famiglia, i quali sono inseriti in un processo educativo di trasformazione della società in cui vivono. I bambini non sono i recettori dei soldi, ma sono persone in primo luogo invitate e aiutate a camminare insieme verso una società diversa e migliore».

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