PAPA FRANCESCO BENEDICE AGATA SMERALDA

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Sabato 5 marzo 2022, Città del Vaticano. Il Progetto Agata Smeralda è ricevuto in udienza da Papa Francesco. Un evento che riempie di orgoglio chi, da ormai trent’anni, lotta per garantire vita e dignità umana sopra ogni cosa. Un incontro che ripaga tutti gli sforzi compiuti in questa bellissima storia d’amore volta anche a un processo di evangelizzazione e promozione umana, sempre al servizio della vita e della speranza, nelle poverissime periferie di tutto il mondo. Una bellissima storia d’amore che continua a scriversi, giorno dopo giorno, grazie alla generosità di tante persone ed alla Provvidenza di Dio.

«C’è tanto bisogno di paternità e di tenerezza! La vera rivoluzione nel mondo la fa chi lavora giorno per giorno, senza far rumore, perché i piccoli e i poveri non siano più disprezzati, scartati, abbandonati, ma possano rialzarsi e vivere secondo la loro dignità di figli di Dio. E un’adozione a distanza ben preparata, ben seguita, ben accompagnata fa proprio questo». Lo ha detto il Santo Padre, riferendosi proprio al Progetto Agata Smeralda, che da sempre è impegnato negli angoli più bui della terra per cercare di illuminare la vita dei più poveri tra i poveri. Come un vero e proprio faro di speranza che squarcia le tenebre di fame, sofferenze, povertà e morte.

Il primo a esprimere la profonda gratitudine per un’occasione del genere è stato il Professor Mauro Barsi, Presidente del Progetto Agata Smeralda:

«Santo Padre,

mi rivolgo a Lei con profonda gratitudine per questo Suo gesto di paterna bontà, nel ricevere la famiglia del Progetto Agata Smeralda, in occasione del trentesimo anniversario dall’inizio delle nostre attività.

Abbiamo desiderato questo incontro, perché ci sentiamo legati a Lei, Santo Padre, con un vincolo del tutto particolare. Tanti anni fa, il Venerabile Servo di Dio Giorgio La Pira, il “Sindaco Santo” della nostra Firenze, aveva scritto una “lettera aperta ad un giovane amico” – ero io quel giovane – nella quale spiegava che la Chiesa è la “barca di Pietro, destinata ad attraversare tutti i popoli, tutte le nazioni, tutte le civiltà e tutti i secoli”. Per conoscere “gli eventi essenziali e gli orientamenti essenziali della navigazione” è necessario conoscere il “giornale di bordo” del Papa, che della nave Chiesa è il capitano. Siamo ora qui, per essere da Lei incoraggiati e confermati nella direzione che stiamo seguendo, per vivere la nostra missione di carità.

Agata Smeralda è stata la prima bambina che, il 5 febbraio 1445, venne abbandonata nella pila dell’acqua benedetta dello Spedale degli Innocenti a Firenze. Abbiamo dato il suo nome al nostro Progetto, per abbracciare in lei tutti i bambini e le bambine del mondo, che sono nel bisogno. L’esperienza quotidiana ci dice che il problema dell’infanzia non esiste soltanto nei Paesi del sud del mondo, ma anche nelle nostre città.

Il Progetto Agata Smeralda è nato trent’anni fa. All’inizio, si è occupato delle situazioni di estrema povertà del Brasile, grazie alla guida del Cardinale Lucas Moreira Neves, Arcivescovo di Salvador de Bahia, e alla collaborazione dei sacerdoti missionari “Fidei donum” e delle suore dell’arcidiocesi di Firenze lì presenti. La nostra gratitudine per loro è veramente immensa.

Questa storia d’amore prosegue ormai in più di trenta Paesi del mondo, e coinvolge nel lavoro di evangelizzazione e di promozione umana i Vescovi delle diverse diocesi, i loro sacerdoti e i missionari, attraverso programmi di adozione a distanza e con l’istituzione di scuole, ospedali e centri di avviamento al lavoro.

Grazie alla generosità di amici e benefattori, e con fiducia immensa nella Provvidenza di Dio, che si fa presente in maniera tangibile nel nostro cammino, abbiamo potuto fare tanto. Ma Le assicuro, Padre Santo, che quello che abbiamo ricevuto e riceviamo da queste creature, dalle periferie del mondo e dai margini della società, è sempre molto di più rispetto a quanto abbiamo donato.

Mi permetta una parola d’infinita gratitudine al nostro Arcivescovo, il Cardinale Giuseppe Betori, che è qui con noi oggi, e che ci ha sempre accompagnato in questo bellissimo cammino con la sua preziosa vicinanza e il suo paterno sostegno.

Grazie, Santo Padre, per la Sua benevolenza. Le chiedo di volerci fare dono della Sua parola, e della Sua paterna Benedizione».

Il Santo Padre, con un discorso confidenziale, ha voluto benedire l’operato della nostra Associazione. Presso la Sala Clementina del Palazzo Apostolico, Papa Francesco ha voluto evidenziare, anzitutto, la collaborazione dei membri dell’Associazione con l’Arcidiocesi di Firenze ed esprimere apprezzamento per il loro impegno che coopera alla diffusione nel mondo della tenerezza di Dio e della sua paternità, “che è il grande dono che Gesù ci ha fatto”. Ecco le parole del Santo Padre:

«Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Do il benvenuto a tutti voi e ringrazio il Presidente, Prof. Mauro Barsi, per le parole con cui ha introdotto il nostro incontro. E sono contento che vi abbia accompagnato l’Arcivescovo di Firenze, Cardinale Giuseppe Betori. So che la vostra Associazione ha un legame forte con la diocesi fiorentina, un legame non formale ma di sostanza, di collaborazione diretta, “sul campo”, specialmente a Salvador de Bahia. Questo è molto buono.

Recentemente, in una delle catechesi dedicate a San Giuseppe, ho toccato il tema dell’adozione dei figli. Ho lodato e incoraggiato i coniugi che aprono il cuore e la casa ad accogliere un bambino o una bambina che non ha famiglia. In modo analogo, questa sensibilità, questa apertura, questa paternità e maternità stanno anche alla base del vostro impegno. Infatti, chi sceglie di fare un’adozione a distanza è spinto dal desiderio di dare una mano a un bambino o una bambina perché si senta amato o amata, perché non manchi del necessario, perché cresca bene… Dare una mano vuol dire, in questo caso, dare il futuro.

Vi ringrazio tanto, perché cooperate a diffondere nel mondo la tenerezza di Dio, la sua paternità, che è il grande dono che Gesù ci ha fatto. Gesù non ci ha solo parlato del Padre, no, Lui ci ha accolto dentro la sua stessa relazione con il Padre. Per questo ha preso carne ed è nato da Maria, per questo ha vissuto la nostra esistenza umana, per questo ha sofferto, per questo è morto e risorto: tutto perché noi, ognuno di noi, possiamo diventare figli del Padre che è nei cieli. E San Paolo dice: «Perché ricevessimo l’adozione a figli» (Gal 4,5). Noi siamo stati “adottati” dal Padre per Gesù: Lui ci ha fatto entrare in questo rapporto con il Padre, con la coscienza di essere figli di adozione. E questo è quello che voi fate con gli altri.

C’è tanto bisogno di paternità e di tenerezza! “Tenerezza” è una parola cacciata via, tante volte, dai dizionari della vita quotidiana. La vera rivoluzione nel mondo la fa chi lavora giorno per giorno, senza far rumore, perché i piccoli e i poveri non siano più disprezzati, scartati, abbandonati, ma possano rialzarsi e vivere secondo la loro dignità di figli di Dio. E un’adozione a distanza ben preparata, ben seguita, ben accompagnata fa proprio questo. È un piccolo seme del Regno di Dio, che cresce e porta frutto nella misura in cui viene coltivato con amore.

Ho letto che le vostre adozioni a distanza attive ad oggi sono circa settemila, che coinvolgono tantissime persone sostenitrici e tanti laici, suore e sacerdoti che operano nelle periferie del mondo. Ringrazio con voi il Signore! E apprezzo il fatto che voi attribuite tutto questo alla Sua Provvidenza. Sì, noi siamo solo collaboratori della Provvidenza. E questo ci riempie di gioia e di riconoscenza.

Cari amici, vi ringrazio di questo incontro. Andate avanti, con la grazia di Dio. Vi accompagno con la mia benedizione, che di cuore do a voi qui presenti, a tutti coloro che condividono e sostengono il vostro lavoro, e a tutti i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze che accompagnate con le adozioni. La Madonna sempre vi protegga. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me».

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