UNA RIFLESSIONE SU GIUDA E MARIA DI BETANIA

 In Notizie

Proponiamo ai nostri amici una bellissima meditazione scritta per “Agata Smeralda” da S. E. Mons. Giovanni Tonucci, Arcivescovo di Loreto, in occasione della Santa Pasqua.


GIUDA E MARIA DI BETANIA


Il Vangelo di Giovanni ci racconta che, sei giorni prima della Pasqua, Gesù fu ospite di suoi amici a Betania. Sono persone che conosciamo bene anche noi: Lazzaro, l’amico che aveva risuscitato da morte, e le sue due sorelle: Marta, sempre in attività, e Maria, che invece amava restare in ascolto e in contemplazione del Signore.

Durante la cena, accadde un episodio toccante: Maria cosparse i piedi di Gesù con dell’unguento di grande pregio, in modo che la sala intera ne fu profumata. Non ci voleva molto a capire che questo gesto mostrava un profondo senso di amore e di rispetto per il Signore. Gesù lo apprezzò ancora di più, perché vide in esso un anticipo dell’unzione del suo corpo, il giorno della sua sepoltura, che egli sapeva ormai imminente.

Ma ricordiamo anche il commento ostile di Giuda: “Perché questo spreco?” Povero Giuda: era ormai giunto a un punto in cui il linguaggio dell’amore, della gratuità, della generosità libera non aveva per lui alcun senso. Da buon affarista, sapeva dare un prezzo a tutto, ma non riusciva più a capire il valore delle cose.

Quando Gesù aveva annunciato il suo progetto di darci un cibo per la vita eterna, l’Eucaristia, già da allora Giuda non aveva seguito il Maestro. Ora non capisce il senso di un gesto di amore. Tra pochi giorni, userà un segno di affetto, il bacio, per tradire Gesù, in cambio di trenta misere monete d’argento. Chissà se, nello stabilire il prezzo del tradimento, si è ricordato che l’olio di Maria valeva dieci volte di più. Il fatto chiaro, e molto triste, è che il linguaggio dell’amore non vuol dire più nulla per lui.

Per questo, sembra addirittura oscena la giustificazione che adopera adesso: “Potevamo darli ai poveri”. Denaro dell’elemosina, non della carità. Denaro che si dà per aggiustare la nostra coscienza: “Ho già dato, ho i miei poveri, sono a posto”. Denaro che non porta con sé nessun amore, nessuna partecipazione, nessuna solidarietà.

Ora siamo noi ad aver a che fare con questi poveri che, secondo le parole del Signore, avremo sempre con noi. L’impegno di carità ci accompagna – non di elemosina, ricordiamo bene – e ci chiede di essere interpretato non con la grettezza mercantile di Giuda ma con la dedizione amorosa di Maria. Quando cerchiamo di stabilire l’ammontare che, dando una risposta di fede all’invito di Gesù, riusciamo a condividere con i poveri, non dobbiamo interrogarci sul “quanto” ma piuttosto sul “come”. Il nostro sacrificio può essere più o meno grande, le nostre disponibilità diverse e giustificate da tante ragioni. Quello che conta è la gratuità del gesto, compiuto con lo stesso trasporto di amore che spinse Maria a sciupare dell’olio prezioso per mostrare a Gesù il suo affetto.

L’olio dell’amore e della consolazione onora oggi le membra dolenti del Corpo Mistico di Cristo, quei “piccoli” nei quali Gesù vuole che lo riconosciamo e lo amiamo. L’invito alla carità verso di loro è un appello accorato a vivere la Pasqua con i sentimenti di affetto e partecipazione che hanno animato il gesto di Maria a Betania.

Leggi tutto l’articolo…

Articoli recenti
0

Inizia a digitare e premi Enter per effettuare una ricerca