Compleanno di Agata Smeralda: la riflessione di S.E. Mons. Betori, arcivescovo di Firenze
Il messaggio di “Agata Smeralda”: il valore della vita, nella sua interezza
(…) Tra tutte le parole della Chiesa –e qui arrivo al tema della nostra Giornata- proprio l’annuncio che la Chiesa fa sulla dignità, sull’intangibilità e sulla preziosità della vita umana è forse quello più attaccato oggi dalla cultura contemporanea. Oggi come oggi è soprattutto l’annuncio della vita, il Vangelo della vita quello che dà più fastidio all’uomo contemporaneo, perché lo vede come un’antitesi a quella utilizzazione della vita, che egli invece ha introdotto nella cultura diffusa. La vita umana è diventata uno strumento, non più un fine. E in questa maniera serve a seconda dei padroni del momento. Così ci piace in questo nostro mondo, ahimè…
Ecco allora che il Vangelo della vita, che è il Vangelo di una dignità che sta in ogni essere umano, dal momento del concepimento fino alla sua fine, è quanto di più antitetico ci sia alla cultura di oggi, che è invece una cultura utilitaristica. Tutta la vita, perché come abbiamo ascoltato dal messaggio dei Vescovi, ciò che la Chiesa difende non è soltanto la vita all’inizio e alla fine, ma il valore della vita in tutta la sua interezza. Tant’è che al centro della riflessione del Messaggio della Giornata per la Vita c’è una considerazione sul contesto di crisi economica nel quale tante persone si trovano in questo momento, per cui la Chiesa ci richiama a una responsabilità anche nei confronti della “parte centrale” della vita. Mi piace pensare alla vita come a un ponte. La Chiesa non guarda solo all’una o all’altra sponda del ponte, dove stanno i pilastri che lo reggono. Guarda a tutto il ponte, a questo arco temporale che la vita dell’uomo attraversa. Oggi colpito, al centro, dalla crisi economica, dalla mancanza di lavoro.
Che cosa è entrato in crisi? E’ entrato in crisi un modello economico che ha pensato di fare dell’uomo uno strumento e non il fine. Il fine è il profitto, il fine sono le gestioni finanziarie e così ne è andato di mezzo sia il valore del lavoro che il valore della persona umana. Questa è la grande crisi economica che stiamo attraversando. Il denaro ha preso il posto della produzione. E il profitto ha preso il posto del lavoro e dell’uomo stesso. Ecco allora che dobbiamo rivedere il nostro progetto di sviluppo, e i Vescovi ci hanno richiamato a un duplice riferimento: a una vita più sobria, quindi a un’economia più reale, meno fittizia, ed anche ad una vita più solidale, cioè meno attenta a quelli che possono essere i vantaggi miei, senza limiti, ma più attenti alla condivisione. Direi che qui il messaggio di “Agata Smeralda” è esemplare da questo punto di vista. Proprio nella ricerca della sobrietà. Fin dalle piccole cose, come si diceva prima, anche da un caffè in meno si comincia a capire il valore delle cose essenziali rispetto a quelle superflue, fino alla condivisione: essere consapevoli che non esistono solo i nostri bambini, pur preziosi e belli, cuore di ogni famiglia, ma esistono i bambini del mondo, tutti uguali di fronte allo sguardo di Dio, e dunque tutti bisognosi del nostro amore e della nostra attenzione. Tutto questo richiede un cambiamento del modello di vita più sobrio e più solidale, per farci attenti a questa preoccupazione, per la bontà della vita di tutti.
Ma questo non ci deve far dimenticare che se il ponte si tiene, si tiene perché c’è un ancoraggio all’inizio e alla fine. Per cui il richiamo al valore della vita fin dal concepimento, rifiutando l’aborto, rifiutando che l’aborto sia un diritto, riconoscendo invece che l’aborto è una tragedia e che quindi va combattuto; e rifiutando ogni ipotesi più o meno larvata di eutanasia, di autodeterminazione dell’uomo intorno alla sua fine, significa ancorare bene il ponte. Il ponte non si regge senza i due ancoraggi, l’inizio e la fine. Per questo tanta insistenza della Chiesa sull’inizio e sulla fine della vita, perché se noi mettiamo in crisi l’ancoraggio, il ponte crolla, tutto diventa fragile, tutta la vita diventa fragile e non a caso è difficile far penetrare l’idea della dignità della vita umana nel momento in cui le società accettano l’ineluttabilità dell’aborto e l’ineluttabilità dell’eutanasia. Colpire i due ancoraggi significa colpire tutto il ponte, tutta l’immagine della vita dell’uomo.
Sentiamoci dunque impegnati anche in questa giornata che è una giornata di festa per “Agata Smeralda”, per i cittadini di Locorotondo e per tutto quello che si fa a favore dei bambini del mondo, ma sentiamoci responsabilizzati nel riaffermare l’importanza della vita, nell’ascolto della Parola e della fede nella Chiesa.
Mons. Giuseppe Betori
Arcivescovo di Firenze
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