CONGO, L’ENNESIMA TRAGEDIA IN UN PAESE DA SALVARE

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Martedì 23 Febbraio, ore 10:15, villaggio di Kibumba, tre chilometri da Goma. Nella savana più pericolosa del più pericoloso Paese africano, avanzano due Jeep bianche. In quella dietro c’è l’Ambasciatore italiano in Congo, Luca Attanasio e lo scorta un carabiniere, Vittorio Iacovacci. Due autisti, due bodyguard congolesi, sette persone in tutto: un piccolo e discreto convoglio, solo i distintivi Onu sulle portiere. Nessuno porta l’auricolare di sicurezza, non ci sono ponti radio d’allerta, la strada è considerata “pulita” e relativamente sicura.

L’agguato è rapido. Simile a tanti da queste parti. L’Ambasciatore Attanasio, Rocco Leone e il carabiniere Iacovacci vengono fatti scendere: sono loro l’obiettivo, i bianchi. In pochi istanti si consuma la tragedia.

Il Progetto Agata Smeralda si stringe con dolore alle famiglie di Luca Attanasio, uomo di grande umanità, di Vittorio Iacovacci, valoroso figlio dell’Arma dei Carabinieri e di Mustafà Milambo, onesto lavoratore al servizio di un importante Organismo internazionale di pace. Condoglianze vere e sincere nel giorno dei funerali di Stato, per una tragedia che doveva essere evitata.

Agata Smeralda da tanti anni opera in Congo e proprio a Bukavu, dove esiste un orfanotrofio, gestito dalle Suore Figlie di Maria Regina degli Apostoli, che prepara i bambini e i giovani ad una cultura di pace e infonde loro speranza, poiché costretti a vivere nel Paese più pericoloso del mondo, di cui non si parla e che finisce sulla prima pagina di tutti i giornali soltanto adesso che è avvenuto il dramma.

Grida vendetta di fronte a Dio il fatto che debba morire un ambasciatore italiano perché si parli della tragedia del Congo. Questo è il Congo di tutti i giorni e, chi lo vive, sa che agguati e morti del genere avvengono ogni giorno. Un paradiso della natura, un inferno per gli uomini.

La guerra civile, che dura da molti anni, per prendersi le ricchezze minerarie del Paese, ha trasformato il Congo. L’Ambasciatore è morto da santo, mentre andava ancora una volta ad aiutare, ma la denuncia è rivolta a chi in silenzio permette che ogni giorno avvenga tutto ciò…..

Ci limitiamo a parlarne solo per la cronaca nera, per dire che bisogna aiutarli a casa loro, che i barconi sono il vero male. Basterebbe più informazione. Un’informazione corretta su quello che ogni giorno si vive in Congo sarebbe già la prima vera e profonda forma di solidarietà.

Il Progetto Agata Smeralda continuerà ad aiutare la popolazione congolese con forza e tenacia e, soprattutto, con gesti concreti, capaci di instradare le nuove generazioni del Paese verso un futuro florido. Nella speranza che la tragedia di Bukavu, l’ennesima vissuta in queste terre, possa servire a rendere vita e dignità umana a chi non ne ha. Nella speranza che questo seme macerato nella terra porti a copiosi frutti.

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